Ieri, giovedì 29 maggio è stata presentata, presso Villa Necchi Campiglio (via Mozart, 14) a Milano la più grande mostra di Cracking art d’Italia. Chiocciole, rane, suricati, lupi, rondini, pesci angelo e stelle marine: oltre 7.000 sculture in plastica di grandi dimensioni che riproducono sette specie di animali saranno in mostra all’Oriocenter di Bergamo fino a novembre 2014 per il più grande evento di cracking art. L’iniziativa, denominata “Il sesto continente”, è stata presentata per l’appunto giovedì 29 a Milano dal noto e popolare critico d’arte Philippe Daverio.
Insieme i promotori del Centro Commerciale Oriocenter, il Cracking Art Group, i rappresentanti del fondo tedesco Commerz Real e l’Assessore alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia, Cristina Cappellini.
Si tratta di una vera e propria provocazione, condita di arte e cultura, per sensibilizzare i media e l’opinione pubblica sul problema ambientale.
I visitatori del Centro commerciale saranno invitati a firmare una petizione sul sito www.ilsestocontinente.it, chiedendo alla Direzione del Centro di non allontanare gli animali dalla galleria, in attesa di un nuovo equilibrio dell’ecosistema.
Philippe Daverio che conosce da molti anni questa realtà, ha dichiarato:
"Il mio primo incontro con gli artisti della cracking art è avvenuto nel lontano 1995, quando ero assessore alla cultura del Comune di Milano.
Si tratta di un modo di offrire una seconda vita ai materiali che sono diventati rifiuti. Anzi, è il primo modo creativo di fare raccolta differenziata, attraverso un intervento etico che diventa un gioco ludico. Come pure, in questo caso, gli animali trasformano l'edificio in un totem della comunicazione e un centro commerciale in una galleria d'arte dove ogni angolo racconta una storia".
Il Cracking Art Group è composto da Renzo Nucara, Marco Veronese, Carlo Rizzetti, Alex Angi, Kicco e William Sweetlove.
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Sin dalla nascita del movimento nel 1993 i sei artisti hanno operato una trasformazione nel mondo dell’arte attraverso un forte impegno sociale e ambientale, unito a un rivoluzionario uso di materiali plastici che evocano una stretta relazione tra naturale e artificiale. Negli ultimi anni, il Cracking Art Group ha realizzato diverse installazioni di regeneration in piazze, monumenti, musei e centri commerciali, portando l’arte contemporanea a confronto con l’arte antica e monumentale.
George Ruether, direttore Real Estate Markets Shopping-Commerz Real:
"In Germania non è diffusa la cracking art che invece rappresenta una grande opportunità non solo per rigenerare l’arte ma anche l’ambiente”.
"Cracking Art" deriva dal verbo inglese to crack = schioccare, scricchiolare, spaccarsi, spezzarsi, incrinarsi, cedere, crollare...
"Cracking è il divario dell'uomo contemporaneo, dibattuto tra naturalità originaria e un futuro sempre più artificiale."
"Cracking è il processo che serve a trasformare il petrolio in virgin nafta, base per migliaia di prodotti di sintesi, quali la plastica."
Per gli artisti appartenenti a questa corrente, "Cracking è quel processo che trasforma il naturale in artificiale, l'organico in sintentico. Un procedimento drammatico, se non è controllato, una scissione che ci mette tutti di fronte a realtà nuove.
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